L’ULTIMA BATTAGLIA DELL’ESSERE UMANO.

L’essere umano è esposto ad affrontare tante battaglie nel corso della vita. Esse incominciano dalla generazione del feto nel seno materno, e finiscono nel momento che l’essere umano lascia il corpo. Sin dall’inizio esso lotta per venire alla vita, per potersi assicurare una possibilità di poter essere generato. La cosa più triste è, che mentre un esserino così piccolo e inerme “lotta per la vita, quelli che dovrebbero proteggerlo e aiutarlo a venire alla vita, sono proprio coloro che gliela “tolgono!

“Abortire il loro frutto, il proprio figlio, è un atto “immorale e “crudele. L’aborto è nel vero senso della parola “Omicidio triplo. A prescindere dai motivi personali, “nessun motivo è valido per uccidere. Né la malformazione, né la violenza, non parlando di motivi “egoistici della persona, o della situazione in cui si trova. Oggi volendo o dolendo, si può affidarsi all’istituzione, o alle chiese, ma anche parlarne con persone addette, per trovare una soluzione insieme, anche nello stato “anonimo.

Se si vuole salvare la vita, si trova a tutti costi un rimedio favorevole e giusto per tutte le situazioni. Quindi abortire il proprio figlio non è scusabile sotto nessun aspetto. Tornando alla battaglia della vita; l’essere umano è un essere “battagliero sin dal primo momento di vita, e la battaglia si prosegue in un modo o nell’altro tutta la vita. Se l’essere umano non si cinge delle armi di battaglia e lotta, allora muore in battaglia.

La morte ha tante facce, c’è la morte reale e quella apparente. La morte apparente è più dolosa di quella reale, sia per il corpo che per l’anima. La morte apparente avviene quando l’essere umano non lotta, o non vuole lottare più. Si lascia andare, cerca di vegetare e andare avanti nella situazione in cui si trova, senza mettere o voler mettere rimedio. Non solo non vuole mettere fine al suo stato vegetabile, ma rifiuta anche l’intervento altrui. Si chiude in sé stesso, separandosi dal mondo che lo circonda.

In questo modo il suo stato vegetativo, diventa per lui una sua scelta di vita, che apparentemente gli sembra quella giusta. Codesta scelta di vita si manifesta con il passare del tempo, in una malattia psiche. L’essere stesso non si accorge facilmente del suo cambiamento, ma piano piano si accorge che qualcosa non funziona fra lui e il mondo che lo circonda.

In prima linea sì dà la colpa alle persone che ti stanno intorno, la famiglia e gli amici ecc. Sembra che nessuno più lo capisce, e si rinchiude sempre di più nel suo mondo. Ma in realtà è lui che non capisce o si sforza di capire gli altri. Vede il suo mondo, e non oltre. Questo è uno stato di vita vegetativo, costui vive apparentemente, ma è come se fosse morto. Lui si rinchiude in sé stesso a tal modo, che non riesce più a comunicare con niente e nessuno. A lungo andare, da uno stato vegetativo diventa uno stato di sofferenza e insoddisfazione personale. L’individuo si accorge che la sua vita non ha un senso, e se la prende con tutti tranne che con sé stesso.

Questo stato di vita, è una vita che vegeta e non vive. Da codesto stato si può uscirne solo con la forza di volontà, cercando “rifugio in Dio, accettando umilmente l’aiuto di persone che hanno comunione diretta con Dio. E lottando per la vita: uscire all’aperto, fare lunghe camminate nella natura, interessarsi del creato e le sue meraviglie. Stare uniti a Dio per mezzo di Gesù Cristo, avendo comunione con Lui per mezzo della fede e la preghiera. Gesù non è solo il nostro Salvatore, Lui è il nostro migliore amico, a lui possiamo affidare ogni nostro pensiero, preoccupazione o gioia ecc.

Lui è anche il nostro avvocato nella “distretta. In Lui abbiamo tutto ciò che abbiamo bisogno. Quindi avere quotidianamente comunione con Lui, vuol dire sentirsi al “sicuro, sentirsi amato e ascoltato, sentirsi protetto e guidato, sentirsi in tutto e per tutto al sicuro e in buone mani. Questo dà all’anima un relax di pace e tranquillità. Questa pace e tranquillità è la medicina che serve al corpo per guarire, per poter vedere la luce davanti al tunnel, e per poter riconoscere la strada che si sta percorrendo. La comunione con Gesù, ci apre nuove dimensioni, ci fa vedere al chiaro di luce in noi stessi e fuori.

Ci rende possibile di capire e comprendere, quello che finora le tenebre ci hanno nascosto e celato. Ci rende possibile di comprendere noi stessi e gli altri, e di amarci così come siamo, senza voler aggiungere o togliere niente. Perché solo Colui che ha Creato “Ogni cosa, può anche aggiungere o togliere dal suo creato. Ogni “essere vivente è stato creato e formato a piacere del Creatore! Chi è l’uomo che lo vuole trasformare? La battaglia umana è, di cercare in ogni modo di venire alla vita e di viverla felice, e di poterla vivere “Eternamente. Ma per “adempiere tutto questo, l’uomo deve rispettare i limiti e le leggi della vita.

Prendersi cura attentamente del suo modo di vita, rispettare e curare il proprio corpo, sia con il nutrimento sano e variato, che con lo sport. Ma anche e soprattutto con le scelte di vita, buone o sbagliate; sia nel matrimonio e la famiglia, ma anche nel lavoro ecc. Nel rispettare ed essere rispettati fedelmente. Insieme a tutte queste regole, è di importanza vitale avere un ideale.

Sapere da dove si viene, e anche dove si andrà alla fine della vita terrena. Tutto l’insieme appaga, e rende possibile vivere una vita in armonia Con Dio e te stesso, e il mondo che ti circonda. Per poter adempire tutto ciò bisogna essere battaglieri. Rivestirsi della Corazza di cui ci parla la Parola di Dio, la S. Bibbia. Aver fede in Dio, stare uniti e in comunione con Lui per mezzo del Suo Figlio Gesù Cristo. La battaglia umana non è formata solo da avversari “visibili, ma anche invisibili. Sappiamo che nell’Universum ci sono due “Potenze, “Dio e “satana.

L’uomo che si affida a Dio, sarà guidato e protetto da Lui; ma colui che vive secondo il suo “egoismo” adempiendo i piaceri della carne, è anche guidato dalla carne. La carne è sotto il “dominio del peccato. Così, l’essere umano che vive soddisfacendo il suo “io, è guidato dallo spirito che opera nella carne, “satana. Quindi esistono entrambi le “Potenze nell’atmosfera e nel creato. Gli uni sono guidati da una, gli altri dall’altra. Una “Potenza è avversaria dell’altra. Dio Creatore “crea e costruisce, l’avversario “distrugge. Non per niente “satana è chiamato il “distruttore!

La distruzione che possiamo osservare intorno a noi, (guerre e odio, omicidio, suicidio e genocidio, terrore e terrorismo, gender e sadismo, infedeltà e tradimenti ecc.) tutto questo male è opera del “distruttore “satana, il bugiardo e imbroglione. Quello che possiamo osservare di buono in mezzo a tanto caus, è “opera di Dio e del Suo “intervento. Dio è in continua lotta con l’avversario. E anche noi che scegliamo di vivere e restare uniti a Lui, abbiamo una lotta continua; siamo chiamati a restare sempre in guardia, per mezzo della “preghiera e l’operare.

 Infine tutta questa battaglia prende un volto, una vita veramente degna di essere vissuta. Ad un certo punto del percorso, ti rendi conto che conoscere Dio Creatore e restare uniti a Lui, è l’unico modo per raggiungere e ricevere la corona della vita. Corona vuol dire “Adempimento, appagamento, raggiungere il colmo di una vita adempiuta e completa. Comprendendo bene questa parola la “Corona della vita” vuol dire che codesto dono prezioso, lo riceviamo ancora mentre siamo nel corpo, se ascoltiamo e seguiamo Gesù; rivestendoci così della “corazza della “fede.

 La fede in Lui è la chiave di tutti gli altri “doni: (l’amore e la carità ecc.). Tornando alla “corona! Prendendo esempio dai re e i troni terreni, anche codesti reali per poter essere degni della corona, devono adempire vincoli e principi reali. Colui che riceve il trono, e così la corona, non può vivere per sé stesso, ma esso è vincolato ad adempire i principi della supremazia reale, a servire il suo popolo e la Nazione, come sta scritto nella costituzione della legge reale.

Tutto ciò è una scelta di vita, che consiste nel restare unito e fedele alla Nazione, al “trono e al popolo. Solo così costui può ricevere e preservarsi la “corona reale. Anche nella vita Spirituale è così! Per ricevere la “Corona della vita a vita Eterna, bisogna adempire dei principi. Essere fedeli al Re dei re e al Suo Trono. Conoscere le Leggi del Re e del Suo Regno, e metterli in pratica, questo ci rende possibile ricevere la corona della vita, che Dio ha promesso a tutti coloro che lo Amano e “seguono.

Viviamo e lottiamo la battaglia che ci conduce alla vera vita, e ci rende in grado di essere fedeli al Re dei re. “Per poter raggiungere il colmo di una vita appagata e serena, per poter poi ricevere la “corona promessaci dal Padre celeste, vivere e continuare a vivere anche dopo la morte del corpo, in Eterno.

IL GRIDO DELL’ANIMA DEL MORENTE

L’uomo fa di tutto per potersi assicurare una lunga e felice vita sulla terra! Ma ignora il fatto, che esso vive in una fragile tenda, essa può rompersi con il passar del tempo, la materia si indebolisce, e la tenda si strappa; oppure arriva un intruso o una tempesta e la demolisce ecc. Assicurarsi costosamente il corpo, e come assicurare costosamente una tenda di fragile stoffa. Ma pur troppo non si pensa a tutto ciò! Si pensa solo a voler vivere più a lungo possibile nel miglior dei modi.

Senza pensare che il corpo è una materia destinata a morire, a diventare polvere. Quello che infine resta di una vita umana è lo spirito; esso non può morire, perché è l’alito vivente di Dio, che l’uomo riceve nel momento che viene generato alla vita. Lo spirito lascia il corpo al momento della morte! E dopo dove va? “Se l’essere umano ha scelto di seguire Dio mentre era in vita, la Parola di Dio ci dice: che esso torna a Colui che lo ha dato, Dio stesso.

Altrimenti aspetterà l’ultimo Giudizio, come tutti coloro che si sono addormentati senza aver ricevuto il dono della salvezza, e anche coloro che muoiono senza aver voluto o potuto accettare Gesù Cristo, come loro Signore e Salvatore, mentre erano in vita. Quindi realmente l’uomo non ha bisogno premurosamente un’assicurazione a vita, “ma una per la vita! A cosa serve assicurare quello che marcisce?

Bisogna assicurare la materia solida, quella che non marcisce! Solo così ti puoi assicurare la tua sopravvivenza. Se un essere umano può scegliere di assicurarsi il solido, perché assicura il marcio? Questa è una bella domanda, essa si può capire chiaramente se si è guidati dallo Spirito di Dio Creatore. Ma dato che l’uomo non si può immaginare di vivere una vita fuori dal corpo, se la immagina nel corpo, possibilmente più a lungo possibile.

E per questo, che si vuole assicurare che codesto corpo possa vivere a lungo e senza pensieri. Ma non calcola che lui mette la sua speranza, su quello che è destinato a scomparire, invece di investire su quello che è destinato a vivere in eterno. Mi chiedo: se a l’uomo gli verrebbe chiesto dove vorrebbe costruire la sua casa, sulla roccia o sulla sabbia, dove sceglierebbe di costruirla? Sono sicura che l’uomo intelligente sceglierebbe di costruirla sulla “roccia.

Questo vale anche per coloro che assicurano il loro corpo materiale, un corpo che è destinato a diventare polvere; ma non si preoccupano di assicurare la loro “anima che vive in eterno, “a Vita eterna. Ma più tardi che l’anima sta per lasciare il corpo, l’essere umano diventa pensieroso e irrequieto, non sapendo cosa gli aspetta dopo! E specialmente in questi momenti che il morente a bisogno di “spiritualità e preghiera.

Potergli stare vicino, fargli percepire l’affetto umano e quello Divino. Pregare con il “morente, è il “regalo più desiderato ed efficace da codesta anima. La preghiera Spirituale vicino al sofferente o il morente, è un “balsamo per la sua anima, e anche per il corpo. Il morente negli ultimi stadi ha bisogno di conforto e di certezza Spirituale. Pregare con lui, in modo che lui apre il cuore a Gesù Cristo, e lo accetti come suo Salvatore e Signore, questa è la medicina più efficace che lui possa ricevere in quei suoi ultimi momenti di vita.

Chiedere al Signore Gesù, di dargli la certezza che è nelle Sue mani, questo toglie al morente ogni paura e gli dà pace. Come nella vita, abbiamo molto da lottare, specialmente con l’avversario, possiamo immaginarci nel momento della morte. Il momento della morte, si può formulare anche l’ultima battaglia di una vita. In questa ultima battaglia, si ha a che fare, quasi solo con “Potenze invisibili.

Quindi niente e nessuno al di fuori di Cristo Gesù, può donare al morente pace e certezza. L’importanza della preghiera Spirituale vicino al morente è di “Vitale “importanza per codesta anima.  Non per niente, Gesù ci ha insegnato di andare a visitare gli ammalati, e di pregare con loro e per loro. Vorrei raccontare alcune esperienze da me vissute.

ESPERIENZE VISSUTE

Secondo il racconto di un mio caro vecchio amico: che gli ultimi giorni di vita di sua moglie erano molto irrequieti! Erano entrambi servi del Signore. Lei era sofferente sin dalla giovane età. All’età di circa 27 anni gli era stata diagnosticata una grave malattia inguaribile. Nonostante la diagnosi dei dottori che non gli avevano dato nessuna speranza di vita e guarigione, lei non ha perso le speranze.

E proprio in mezzo a tanta incertezza e sofferenza, che ha conosciuto il Signore Gesù e la Sua Potenza Miracolosa. Lei era promessa sposa di un seguace di Cristo, il loro amore era vero e fedele, e così si sono sposati. Pur essendo coscienti, che la loro vita non sarebbe stata facile a causa della malattia. Ma il loro amore li univa nel bene e nel male, nei momenti belli a anche in quelli di prova e sofferenza.

Così insieme si sono incamminati e percorso il cammino della fede e delle prove, senza mai deviare, sono rimasti fedeli a sé stessi, e al Signore Gesù fino alla fine. Attraverso la fede in Gesù, gli era stato concesso di sopravvivere alla malattia, e di “servirlo. Ma come all’Apostolo Paolo, anche a lei gli erano rimaste delle spine nella carne. Non gli era stato possibile avere dei figli a causa di codesta malattia, anche se era un loro grande desiderio. In più era rimasta sofferente nelle vie respiratorie, faceva fatica a parlare e respirare, doveva parlare piano piano.

E con questa sofferenza aveva vissuto fino a 70 anni circa. Lei non si lamentava di questa sua spina nella carne, anzi ne era grata al Signore di averla salvata, e tenuta vicino per mezzo di questa sofferenza. Erano entrambi professionisti e conoscenti della Parola di Dio. Loro sono stati coloro, che mi hanno con tanta pazienza guidata al Signore. Io ero una vera “fanatica religiosa cattolica, ma la loro pazienza e diplomazia è stata appagata con gli anni. Loro mi stavano vicino in tutti i modi, mi insegnavano le vie di Dio con cautela, mi insegnavano con la loro sapienza quello che era utile nella vita quotidiana.

Lui era un “dottore in chimica, e quindi mi dava tanti consigli utili. Aveva una pazienza ammirabile, non l’ho visto mai adirato o spazientito. Lei nella sua fragilità, dico fragile, perché oltre alla sua malattia, era di fisico molto fragile, e questo a causa della malattia. Non poteva nutrirsi di tutto e come voleva, ma doveva nutrirsi con cautela, e questo valeva anche nel muoversi. Non poteva parlare svelto e di continuo. Quindi non poteva nutrirsi e muoversi come avrebbe desiderato. Ma lei si era ormai adattata al suo stato di vita limitato.

Era un’anima “savia e buona, era una professoressa di scuole secondarie. Ma anche per esercitare la sua professione non gli era stato facile. Nel corso della loro vita provata, non avevano mai abbandonato il Signore, anzi erano diventati degli operatori attivi nella missione. Distribuivano materiale Biblico fra il popolo, ma soprattutto a gli stranieri, e così gli era possibile allacciare con loro un’amicizia fidata, avendo la possibilità di prendersi cura di codeste persone, sia spiritualmente che materialmente in quello che gli era possibile. Erano veramente dei servi del Signore modello.

Nei momenti più tristi della mia vita, loro sono stati per me e la mia famiglia, un padre e una madre in tutti i sensi, sia sulla base materiale che spirituale. Non per offendere i miei genitori, che in quello che hanno potuto e saputo, mi hanno dato e insegnato molto. Ma costoro erano di più dei miei genitori, erano dei veri amici; dei maestri savi e pazienti, mi davano e aiutavano tanto. Mi incoraggiavano e istruivano sia materialmente che Spiritualmente. E io ne avevo fortemente bisogno insieme alla mia famiglia.

Specialmente in quel tratto provato della mia vita; quello che i miei genitori non avrebbero potuto darmi, per primo perché erano lontano, ma anche perché non né sarebbero stati all’altezza!  loro non mi hanno mai abbandonato in tutti quegli anni di profonde sofferenze. Non mi stavano vicino per farmi i lavaggi di cervello, ma mi accompagnavano nel bene e nel male, mi consigliavano e insegnavano, sia sulla base Spirituale che quella della vita quotidiana. Non hanno mai lasciato di starmi vicino.

Solo quando la mia situazione di salute ha incominciato a migliorare, essi si sono presi più tempo per altro; anche se erano sempre attivi e occupati nel lavoro missionario. Infine la salute di lei è peggiorata, ed è finita in ospedale, dove poco tempo dopo è morta. La cosa che ancora oggi mi rattrista è, di non averla potuto visitare e starle vicino in ospedale, e questo a causa dalla mia situazione famigliare e malattia, che entrambi mi tenevano prigioniera. Ma lui il marito mi raccontava di lei. E mi diceva che proprio negli ultimi giorni prima di morire, lei era irrequieta, ma lui gli era vicino e la tranquillizzava anche con la preghiera.

Lui mi diceva da buon conoscente della Parola di Dio, che negli ultimi giorni di vita, il morente ha una grande lotta fra la vita e la morte, fra il bene e il male. “Il male, «satana” non vuole che l’anima sia salvata, è invisibilmente alla presenza del morente avviene una lotta fra lo Spirito di Dio e quello del maligno. Questa battaglia è invisibile a gli occhi dell’uomo, ma visibile al morente che sta per lasciare il corpo. Alla vista di questa orrenda battaglia, il morente si terrorizza, solo al pensiero di cadere nelle mani dell’avversario.

Questa è una battaglia Spirituale, e si può lottare solo con la Spiritualità. È di una importanza vitale stare vicino al malato o morente, e pregare con fede in Spirito e verità.  Pregare che il Signore e Salvatore Gesù Cristo si manifesti a lui, lo accarezzi e calmi, dandogli la certezza di essere nelle sue mani. Questo è vitale sia per i non credenti, perché possano avere la grazia di essere salvati, e infine lasciare il corpo pacificamente; ma anche per il credente, perché non venga scoraggiato e impaurito da codesta lotta, ma che resti fermo nella fede in Gesù, in Colui che ha amato e servito nel corso della sua vita.

Era sorprendente che nonostante la sua fedele missione per Gesù. Lei veniva lottata e terrorizzata dal male, e questo proprio nei momenti che il suo corpo non aveva più forze di reagire. Lei era solo parzialmente presente, ma percepiva abbastanza bene quello che avveniva intorno, specialmente nel mondo invisibile. Quindi era indispensabile la presenza di una persona spirituale che pregasse vicino a lei, e l’accompagnasse nell’ultimo percorso di vita.

Con la presenza del marito e la preghiera, lei ha lasciato dopo pochi giorni il mondo visibile in pace. Dopo alcuni anni, anche Lui è finito in una casa di riposo. Io avrei voluto visitarlo, ma per primo non sapevo in quale casa di riposo si trovasse, poi rimandavo sempre, come è di solito fare. Ma una mattina all’alba, il Signore mi ha mostrato una visione. Ho visto questo mio caro amico entrare in casa mia, era vestito di un vestito celeste, appariva molto giovane e con un’aria di festa, era felice. Allora ho capito che dovevo a tutti costi visitarlo, perché lui sarebbe andato ben presto al Padre celeste.

Mi sono informata dove fossi e siamo andati, sono andata con la mia nuova famiglia, i bambini erano ancora piccoli. Lui appena ci ha visto ci ha sorriso con gioia, non so se ci ha conosciuto o meno, perché era in fase di “arteriosclerosi”. Ma in tutti i modi quel tempo che abbiamo passato insieme, mi sembrava essere felice. Questo mi ha reso felice anche a me, che volevo vederlo a tutti i costi prima che andasse al Padre, e questo il Signore lo sapeva, Lui vedeva nel mio cuore, e per quello è venuto ad avvisarmi di andargli a far visita. Dopo di ciò lui è andato al Padre.

ESPERIENZE VISSUTE

Ero ancora giovane nel mio nuovo percorso di vita con Gesù, ma mi ricordo bene; avevo un fuoco Spirituale in me, volevo raccontare a tutti del mio Salvatore, e delle mie esperienze con Lui. Facevo del mio meglio, non mi mancavano le delusioni da parte degli increduli, ma io non mi fermavo neanche davanti a tutto ciò. Io sapevo chi era il mio Signore, e cosa aveva fatto per me. Quindi nessuna opinione o delusione umana mi poteva fermare.

Facevo e faccio come Gesù ci ha insegnato, predicare e operare, e andare avanti, se qualcuno ci offende o giudica, non importa, perché quello non sa quello che fa o dice. Scuotiamoci la polvere delle nostre scarpe e continuiamo ad andare avanti, pregando anche per loro. Nel paese in cui vivevo non godevo di una buona atmosfera al momento, non ero buon vista io e la mia famiglia, proprio a causa della fede. Prima ero una di loro, andavo nella loro chiesa, e quindi era tutto in ordine fra noi.

Ma dal momento che abbiamo accettato Gesù, si è aperto un vuoto fra noi e la gente del paese, che ci guardava come se fossimo di un altro pianeta, senza rivolgerci più il saluto come prima. Io non parlo del terzo mondo, ma di un paese nel cuore dell’Europa. Le cose sono cambiate anche qui con gli anni. I paesi si sono ingranditi, i popoli si sono mischiati fra loro.

Quindi è entrato un nuovo vento, e questo è un evento positivo per la diversità di credenze e cultura fra il popolo. Tornando al discorso iniziale, io parlavo di Gesù dove e a chi potevo, nonostante la situazione che si era creata. Conoscevo anche diversi anziani nel paese, che visitavo quando potevo, ma non tutti mi ascoltavano, perché in quel paese contava solo la religione cattolica romana. Ma a me questo non mi impediva il compito di servire il Signore. Parlavo quando mi era possibile e viceversa.

Un giorno uno di questi anziani che io visitavo spesso si è ammalato, non era una malattia insolita, ma le solite infermità di una certa età. Malattie che di solito in giovane età sono facilmente guaribili, ma in età avanzata possono essere fatali per il paziente. Dato che le sue condizioni non miglioravano, lo hanno portato all’ospedale. Pochi giorni dopo mi è stato detto che non era migliorato, anzi peggiorato. I suoi figli mi hanno informato che era molto agitato, e non riusciva a morire in pace. Ma dato che lui era un buon “cattolico, immaginavo che la mia visita non fosse necessaria.

Però mi rendevo conto che avrei dovuto fargli visita, è che era veramente importante. Ma dato che io non stavo bene, ed avevo i bambini piccoli, non mi sentivo di andargli a far visita in ospedale. Ma la voce del cuore in me si faceva sempre più insistente. Allora una mattina appena alzatami mi fissai con il pensiero di visitarlo. Mandati i bambini a scuola, andai a prendere il treno.  Non era proprio una bella giornata, il cielo era coperto di nuvole e pioveva. Io di solito per la citta non prendevo mai il bus, ma andavo a piedi. Dalla stazione del treno all’ospedale c’era circa mezzora di cammino.

Scesi dal treno, e mi avviai verso l’ospedale, ero contenta di avermi portato un ombrello abbastanza grande, perché pioveva e tirava raffiche di vento, comunque mi riparai alla meglio, e così evitai di bagnarmi come un pesce. Arrivata dal mio conoscente, rimasi un po' perplessa perché lui non era ingrato più di guardarmi. Era cosciente, ma aveva gli occhi chiusi.

Mi fermai al lato del letto, e gli presi leggermente la mano accarezzandola dolcemente, lui si accorse della mia presenza, io a voce dolce gli chiesi se mi avrebbe conosciuto, dicendogli il mio nome. Lui chinò il capo, mi fece capire che mi aveva conosciuto benissimo, ma non mi poteva vedere, tanto meno parlarmi. Io rimasi per un po' a parlare con lui, accarezzandogli le mani. Lui mi rispondeva a segno. Poi gli chiesi se desiderasse che io pregassi, e mi fece cenno di sì.

PREGHIERA SPIRITUALE PER IL SOFFERENTE O MORENTE

Allora chiusi gli occhi, e incominciai a pregare così:

(Padre in cielo nel nome di Gesù Cristo, ti apro le porte del mio cuore, ti chiedo perdono di tutti i miei falli, e ti invito ad entrare nel mio cuore e nella mia vita, di prendermi per mano e guidarmi alla vita e Vita Eterna. Grazie che sei venuto nel mondo, per mezzo del tuo Figliuolo Gesù Cristo, a “Riscattarci dal peccato e dalla morte eterna.

Grazie Gesù di averti caricato di tutti i miei peccati, di essere andato alla croce al mio posto, di avermi riscattato e graziato dal peccato e dalla morte Eterna. A te mi affido mio Salvatore entra in me e vivi in me, fai di me il Tuo Tempio vivente. Gloria e preghiera appartengono solo a Te Padre Eterno, in Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore… Amen. (Padre in cielo nel nome di Gesù ti affido il mio caro amico, pronunciando il suo nome; fai sentirgli la Tua presenza e abbraccialo, prendilo per mano e guidalo alla Tua gioia).

La cosa che mi ha toccato è stata la sua reazione; mentre pregavo, ho aperto gli occhi per guardarlo, e ho visto il suo viso bagnato di lagrime che scendevano senza sosta, e mentre le lagrime bagnavano il suo viso, mi stringeva le mie mani che avvolgevano le sue in segno di gran gratitudine. Dopo la preghiera sono rimasta da lui qualche momento in più, ma poi ho visto che era stanco e aveva bisogno di riposo, e così mi sono congedata da lui.

Io ho imparato secondo tante esperienze, che spiegare ad una persona la “conversione con Gesù non è facile, specialmente in tali condizioni di salute. In molti casi a causa di tante domande inutili, si esce fuori campo, e infine non si riesce a spiegare il nocciolo più importante. Per primo informo la persona presente che io prego, e se lui è conforme con la preghiera, l’accetti per lui dicendo di sì. E quindi ogni qualvolta che prego con qualcuno, sia sano che infermo o morente, prego come se io mi convertisse al Signore.

Rivolgo la preghiera a me, e in spirito la rivolgo alla persona presente. Lasciando che lo Spirito Santo di Dio “Operi in lui. Così non influisco io direttamente sulla sua decisione, ma Gesù Cristo stesso. (È chiaro che io non devo “invitare ogni qualvolta Gesù di entrare in me; perché questo è valevole una volta sola, se è avvenuto in fede, in spirito e verità; questo è abbastanza, perché Lui entri in noi, e ci dia il Sigillo dello Spirito Santo, diventando così il nostro Signore e Salvatore a Vita Eterna.

Ma io prego ogni qualvolta così, solo per la persona che mi sta acconto, vivendo nella certezza che il messaggio gli arrivi con successo, per mezzo dello Spirito Santo). E questo lo potuto, e lo posso sperimentare ogni qualvolta. Tornando alla visita del mio amico in ospedale.

Appena uscita dall’ospedale, mi aspettavo di certo ancora il tempo di prima, nuvoloso, pioggia e vento. Al mio primo sguardo fuori, non credevo ai miei occhi, le nuvole erano spariti, la pioggia e il vento erano svaniti, il cielo aveva cambiato vestito. Il sole splendeva raggiante in mezzo ad un cielo di un azzurro celestiale. Mi sembrava di sognare, non mi sembrava reale! Come aveva potuto in poche ore succedere tutto ciò?

Cosa che da noi non succede facilmente. Difronte a quella meravigliosa vista avvertii in me una gioia e una pace celestiale, ancora più folgorante dello splendore che mi appariva davanti. Avvertivo in spirito un’armonia di festa intorno e nei cieli! “ero così felice, che ho incominciato a Lodare il Signore Iddio dei nostri Padri in Gesù Cristo ad alta voce, e questo per tutto il percorso di ritorno. Avvertivo profondamente in Spirito, che i cieli erano in festa per quello che era avvenuto.

Una pecorella smarrita era stata salvata. Il giorno dopo sono stata informate che lui era morto in pace, che dal giorno prima non aveva più quelle lotte dei giorni precedenti, ma era rilassato e tranquillo. E questo conferma che dal momento che lo lasciato, era pacifico e sereno, il Signore era entrato nella sua vita e gli dava pace e certezza di vita e gioia.

ESPERIENZE VISSUTE

Anni fa lavoravo in una casa di riposo, e avevo anche tante possibilità di accompagnare con grazia gli anziani li presenti, anche possibilmente pregare per loro e con loro, anche se non era un’operazione facile a causa del loro stato di salute. Ma ricordo alcuni casi, erano dei pazienti diffidenti, non prestavano facilmente fiducia, era difficile comunicare apertamente con loro.

Ma io avvertivo un profondo amore verso di loro, mi sembravano dei bambini adulti, a secondo del loro carattere, chi ribelle e capriccioso, chi umile e aperto. Amavo molto comunicare con loro e curarli affettuosamente, non vedevo in loro nessuna malizia, ma solo il loro essere bisognoso d’amore e comprensione. In questi anni ho potuto esperimentare una fase della vita umana e le sue lotte.

Accompagnare degli adulti nell’ultima fase di adolescenza. Essi avevano vissuto una vita con tutte le sue lotte, e infine erano lì in parte cosciente in parte no. La meglio, l’avevano in parte proprio quelli che vivevano nel loro mondo infantile, con essi potevi ridere e giocherellare, proprio come i bambini. Con quelli più chiari di mente si poteva ragionare, ascoltare i loro discorsi di esperienze di vita, ma essi soffrivano anche di più degli altri di trovarsi lì e non a casa loro.

Molti di codesti che erano coscienti facevano fatica ad accettare che adesso la loro casa era quella, e molti di loro decedevano dopo poco tempo che erano lì. Per me era importante accompagnare queste persone nel loro ultimo percorso di vita, offrendogli tutta l’attenzione e l’affetto che mi era possibile. Quello che altri collaboratori non condividevano con me, per loro era un lavoro, e tale doveva rimanere, evitavano di stringere contatto con i pazienti, dicevano che non era il loro compito.

Questo io non lo volevo né capire né digerire, e per quello che non ero amata dai miei compagni di lavoro, ma più criticata. Viviamo in uno strano mondo, dove l’amore non ha posto. Io mi comportavo a secondo quello che sentivo nel cuore, non mi lasciavo influenzare dall’opinione altrui; non vedevo questi pazienti come oggetto del mio lavoro e guadagno, ma come essere umani bisognosi d’amore e comprensione.

E questo mi offriva tante occasioni di comunicare con loro, capirli e abbracciarli, ma anche di pregare con loro, specialmente con le persone diffidenti. Ricordo che c’erano due casi difficili, erano anche aggressivi. Ma credo che era più probabilmente codeste persone, avevano di certo ricevuto maltrattamenti dal personale addetto, a causa del loro carattere diffidente, e dato che loro non erano più in grado di raccontarlo ai loro cari o difendersi, lo facevano nel loro modo.

E questo lo credo perché? “con il tempo loro si fidavano di me, vedendo che ero comprensiva con loro e non viceversa. Tornando alla Spiritualità! Alla fine dei loro giorni, erano più irrequieti del solito, io mi sono resa conto del problema, e andai nelle ore di pausa a pregare vicino a loro. Sembrava che non partecipassero alla preghiera, ma io l’ho fatta al posto loro e per loro. Un giorno o due dopo queste persone hanno lasciato pacificamente il loro corpo.

Ricordo un caso di un paziente arrivato pochi giorni prima, lui era nello stato di “arteriosclerosi, ma si rendeva conto di non essere più a casa sua, e quindi non voleva capacitarsi di restare lì. Doveva restare sotto controllo, altrimenti si poteva smarrire. In ogni modo le sue condizioni sono peggiorate alla svelta. Una sera era più irrequieto del solito, e scappava di qua e di la, i miei colleghi di lavoro cercavano di fermarlo, per poterlo tranquillizzare e metterlo a letto.

Quello scenario mi faceva molto male, e disse ai colleghi di fermarsi, che avrei tentato di avvicinarlo io con calma. Mi avvicinai a lui con tenerezza, e lui si fermò e smesse di scappare, lo presi fra le mie braccia e sedutami su quei scalini li presenti, lo poggiai sulle mie ginocchia, dato che era di statura piccolo e corporatura fragile, non era difficile tenerlo in una tale posizione.

Dal momento che lo ho avvicinato e preso fra le braccia, lui si calmò completamente. Lo accarezzavo sussurrandogli parole affettuosi e confortevoli, e questo lo tranquillizzo. Continuai così per pochi minuti, ad un tratto mi resi conto che lui dormiva profondamente, mi era morto fra le braccia in profonda pace. Quella sua irrequietudine e paura era collocata anche con l’ultima battaglia della vita. Tutti erano tristi che se ne era andato così! io invece ero appagata di essermi trovata lì, e che lui aveva potuto andarsene in pace.

ESPERIENZE VISSUTE

In questa esperienza si tratta di una persona a me famigliare. Lui non era una persona di carattere facile. Aveva avuto sempre il posto di guida, quindi non accettava facilmente consigli o opinioni diverse dalle sue. Pensava che quello che lui aveva in mente e operava era più che giusto, anche i componenti della famiglia non avevano molto da dire nei suoi confronti. Tutti si dovevano sottomettere al suo comando autoritario. Io veramente mi distanziavo, per non oppormi alle sue idee.

Ma di certo non mi sottomettevo a lui, veramente mi voleva bene a modo suo, anche se non accettava il mio modo di vivere e vedere le cose. Evitavamo entrambi di incominciare a parlare del più e del meno. Con gli anni ci siamo allontanati l’un dall’altro, soprattutto per la situazione famigliare che si era formata fra noi. Lui non si era arreso, ma aveva continuato a mischiarsi in cose nostre privati, cosa che non avrebbe dovuto fare, così mi aveva provocato non pochi problemi e ferite.

Ma nonostante ciò io mantenevo la pace fra noi, anche se non ci frequentavamo più come prima. Poi lui si ammalò e fu portato all’ospedale, la diagnosi non fu promettente, si trattava di un male incurabile. Io veramente lo avevo perdonato, ma probabilmente avrei dovuto fare di più. Dopo un dato periodo, mi chiamò uno della famiglia, e mi informò che le sue condizioni erano peggiorate, e che se avrei voluto visitarlo sarebbe stata una buona idea, altrimenti potrebbe essere poi troppo tardi.

Io non sapevo cosa fare, erano anni che non ci incontravamo comunicativamente. Affidai tutto a Gesù, gli chiesi di guidarmi da lui, e di essere presente in mezzo a noi. Presi dei fiori e qualcos’altro e andai. Nel frattempo si trovava a casa in convalescenza, arrivata lì gli offrii i doni, e lui e sua moglie mi invitarono a sedermi. Io pensai fra me, come posso muovere la sua coscienza per il perdono fra noi? Cosi incominciai a chiedergli perdono delle azioni e offese che gli avevo fatto in tutti quegli anni, quelle consapevoli o meno.

Appena finii di chiedergli perdono, lui mi interruppe dicendomi: non sei tu che ci devi chiedere perdono, ma noi a te. Io gli riposi che li avevo perdonati, il resto dovevano chiederlo al Signore e Salvatore Gesù Cristo. Informai anche i miei figli di fargli visita, perché era importante poterlo vedere e salutarlo prima che lasciasse questo mondo. Il più grande mi ascoltò, l’altro dava spazio al suo orgoglio.

Pochi giorni dopo lo hanno portato all’ospedale di nuovo, io avvertivo che non sarebbe più ritornato a casa. Allora chiamai mio figlio che finora non era andato a visitarlo, e gli disse: oggi ti prego vai a visitarlo, altrimenti è tardi. Gli scrisse un paio di righe di scritto, con la preghiera di perdono e “conversione con Gesù, dicendogli che Lui lo amava, e aspettava che lo invitasse ad entrare nel proprio cuore. Di comunicare con Gesù Cristo e fidarsi di Lui.

E gli mandai anche un piccolo mazzetto di fiori. Mio figlio andò con la sua compagna. Al ritorno mi disse che era rimasto molto felice che lo avevano visitato, e mi ringraziava tanto dei fiori e lo scritto. Questo mi è stato possibile perché lui aveva tutti i sensi, capiva e poteva leggere. E per anche questo, Glorifico il Signore e Salvatore. Con lui non avrei potuto pregare direttamente, a causa del suo orgoglio, ma mi è stato possibile scriverglielo, così gli ha parlato Dio stesso.

Dopo pochi giorni lui ha potuto lasciare il corpo in pace. Io lo so, che lui è andato alla Gloria del Signore, lo Spirito del Signore me lo aveva confermato anche già anni addietro. Diversi anni fa il Signore mi ha chiamato alla preghiera, e mi ha messo a cuore di pregare anche per quella famiglia, e ho visto in Spirito che lui sarebbe stato salvato per mezzo della preghiera. La preghiera è la nostra arma di “battaglia.

L’IMPORTANZA DELLA PREGHIERA CON IL MORENTE

Come abbiamo detto, che la battaglia incomincia sin dalla generazione del “feto, e finisce con l’abbandono del corpo. Il Feto fa di tutto per potersi assicurare una possibilità per venire alla vita. Il morente fa di tutto per poter restare in vita. La vita è una battaglia continua, piccole e grandi battaglie, appena sembra che si viene fuori da una, ne compaiono altri, quindi è meglio rasserenarsi con l’idea che bisogna affrontarli, non “evitarli. Se non si è soldato, bisogna che si diventi. In tutte queste battaglie, è molto difficile farcela da soli, si ha bisogni di famigliari e amici sinceri, che ti aiutano e incoraggiano ad andare avanti, sia moralmente o finanziariamente, che Spiritualmente.

Ma prima di tutto e soprattutto si ha bisogno di Dio Creatore che ci da le forze vitali, e ci mette le persone giuste vicino, che ci protegge e guida. Quindi in ogni battaglia si ha bisogno di sostegno, sia Divino che umano.  L’uomo da solo non può farcela, questo Dio lo sa. L’egoista crede di farcela, ma per lui è un peso insopportabile portare una tale maschera. Essa gli impedisce di liberarsi da una montagna che lo schiaccia sotto il suo peso. L’uomo incomincia a vivere dal momento che mette via la sua maschera, e si rende conto di aver bisogno di aiuto, che da solo non può farcela.

Questo è un momento difficile per un cuore orgoglioso. L’orgoglio è un veleno che uccide, esso impedisce di liberarsi della propria maschera, e di essere quello che desideri essere. Togliersi la maschera, è facile dirlo, ma difficile metterlo in opera! L’orgoglio umano cerca di resistere, e di mascherare la situazione. Di far vedere apparentemente che tutto funziona alla perfezione, e che non ha bisogno di interventi di Dio o degli uomini. Ma questa resistenza mascherata può diventare un macigno pesante per l’anima, e di conseguenza per il corpo, che diventa la vittima di tutto ciò.

Deporre la propria maschera ai piedi della Croce, e chiedere l’intervento di Dio nella propria vita, aprire il cuore alla verità, è l’unica medicina efficace per guarire dall’orgoglio e l’egoismo, è l’unica medicina per liberarsi dal macigno dell’anima e quello del corpo, è l’unica medicina per conoscere la vita e viverla in piena armonia con Dio Creatore, e il mondo che ci circonda. Fra tutte le battaglie, la più resistente è proprio quella di deporre la maschera, e farsi conoscere così come si è. Accettare di aver bisogno di aiuto Divino e umano.

Ma è anche la battaglia che vinta, porta più soddisfazione e appagamento. Essa è la “primizia di tutte le altre. Se si riesce a vincere per primo questa battaglia, le altre rivincite seguono più facilmente. Chi ha vinto codesta battaglia, gli resta risparmiata l’ultima. Chi ha conosciuto e seguito Dio in questo mondo, è pronto a seguirlo nell’altro. Costui non ha paura della morte, anzi sa che con essa, viene liberato dalla tenda terrena che è il corpo materiale, con tutti i privilegi che esso ha, è anche causa di tanta sofferenza. Con la morte di esso, finiscono anche le sofferenze.

Per il Credente Convertito a Gesù Cristo, la morte del corpo è una liberazione, per entrare a far parte di una nuova vita, una vita priva di sofferenze, ma colma di ogni gioia e benessere. Una vita che abbonda di ogni benedizione e dura in Eterno. Questa meravigliosa certezza aspetta a coloro che hanno aperto il cuore a Gesù Cristo qui sulla terra. Ma per coloro che non hanno aperto il cuore al Figlio di Dio, Gesù Cristo, non hanno questa speranza e certezza.

Altrimenti la venuta di Gesù sulla terra, le Sue sofferenze e morte, fossero stati inutili, “se la salvezza sarebbe valida per tutti senza distinzione, per mezzo delle buone opere o riti e culti religiosi. Ma così non è! La salvezza dal peccato e la morte eterna si può ricevere solo attraverso la “fede in Colui che ha “Sacrificato Sé Stesso al nostro posto” GESÙ CRISTO” Il Signore Gesù ha detto: chiunque avrà implorato il Mio Nome sarà “Salvato. Chiunque si rivolge a Lui fedelmente, riceverà la Sua “Misericordia.

Quindi finché c’è alito di vita c’è speranza. Se l’uomo si ravvede mentre è in vita, anche sul letto di morte, esso è “salvato. È per questo che la preghiera con l’ammalato o il morente è di una importanza “vitale. Abbiamo potuto esaminare tramite esperienze, che gli ultimi giorni o momenti di vita, sono una vera battaglia di “potenze invisibili. Chi può lottare tali potenze, se non una Potenza invisibile più forte di loro?

Perciò è molto importante andare vicino al malato o il morente, e pregare per lui e con lui. Accompagnarlo in questi ultimi giorni di vita, dandogli affetto e amore. Il Signore ci dice di essere luce come Lui lo è, la luce splende è illumina tutto intorno. Questo avviene per mezzo di Gesù che vive in noi. Già stare vicino al malato e stringergli le mani, gli si può iniettare questa forza e luce Divina. La preghiera è anche la chiave, che lo Spirito Santo usa per parlarci e operare.

Io credo che non c’è soddisfazione più grande, quella di vedere un giorno delle persone conosciute nel nuovo mondo, che vengono a dirti grazie di avergli indicato la via della salvezza, e preservateli dal fuoco eterno. Non c’è dolore più grande, quello di vedere un giorno delle persone care o dei conoscenti, ardere nel dolore eterno per colpa mia, per non avergli parlato di Gesù e del Suo piano di salvezza per tutti gli uomini. Questo è un dolore che ci trafiggerà dolorosamente.

Adesso io provo ad immaginarmi un tale scenario, e mi vengono i brividi solo al pensiero. Io Dico: “caro Gesù ti prego aprimi la bocca ovunque tu vuoi che io parli di te, e chiudimela dove non vuoi. Il mio desiderio è che tutti gli uomini siano salvati. Che tutti vengano a conoscenza della verità, è siano ingrato di capire la necessità di accettare Gesù Cristo come loro Salvatore, come Colui che li ha “Riscattati dal peccato e dalla morte eterna. Come la loro unica possibilità di salvezza, un’altra non c’è!

LA CERTEZZA CHE LA VITA CONTINUA ANCHE DOPO LA MORTE

Che certezza ha l’uomo che la vita continua? L’uomo non ha nessuna certezza! Perché nessun uomo nato dalla carne, è disceso dal cielo, è morto e risorto e salito in cielo. Solo Colui che è disceso dal cielo per “Opera dello Spirito Santo, e per lo Stesso, è stato Generato nel Seno della vergine Maria, ed è venuto nel mondo per salvare quello che era perduto compreso l’uomo. Nato, vissuto e morto come uomo, ma “Risorto Gloriosamente dalla morte come Figlio dell’Altissimo, per “Opera dello Spirito del Padre.

Quindi Lui che era presso il Padre, e che per Opera dello Spirito del Padre stesso, è venuto e ha operato nel Mondo, e per opera dello Stesso è stato Risorto dai morti; perché chiunque crede in Lui non perisca, ma passa dalla morte alla “Vita Eterna. Solo Lui Gesù Cristo è la certezza che la Vita continua anche dopo la morte. Questo lo vediamo dalla Sua Risurrezione, dalle diverse sue apparizioni a gli apostoli. Di come è apparso a gli apostoli a porte chiuse, ed ha mangiato e bevuto con loro. Lui è la testimonianza vivente, che la vita continua dopo la morte, e non solo in uno stato spirituale e basta.

Ma secondo le testimonianze che leggiamo nelle S. Scritture, della Vita e Risurrezione di Gesù, leggiamo che il Salvato o meglio dire il “risuscitato dal peccato che è la morte, riceve un corpo simile al precedente. A differenza del primo materiale, esso è un corpo glorioso e privo di ogni peccato e difetto, un corpo che vive e percepisce ogni cosa, molto più intensamente di quello materiale; esso non è solo spiritualità e basta, ma è un corpo che ha tutti i sensi vitali, mangia e beve e si muove liberamente, proprio come ha fatto Gesù dopo la sua Risurrezione.

Un corpo molto più attivo e sensibile di quello materiale. Questo lo capiamo dalla descrizione delle S. Scritture, ma soprattutto dalla vita, morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Lui ci dà la certezza assoluta, che la vita continua, dopo la morte del corpo materiale. Ma questa promessa è valida solo per coloro che muoiono al peccato con Cristo e in Cristo, e Risorgono gloriosi con Cristo. Ma per coloro che non passano per questo processo, non c’è nessuna speranza di Vita eterna, ma al contrario, di una condanna eterna.

Perché essi vivono e muoiono nel peccato, non hanno accettato la Grazia offertagli da Gesù per il loro riscatto. Quando un re terreno emette una condanna a morte, essa deve essere eseguita a tutti i costi; “al che, non si offre un’altra vita al suo posto. Se questo avviene, il condannato viene libero, perché qualcun altro ha preso il suo posto, ed è morto al suo posto. Dal peccato Originale l’uomo si è ribellato a Dio Padre, e il prezzo era già prestabilito. Questa ribellione ha portato alla rottura della comunione fra Dio e gli uomini. Quindi ad un’Eterna separazione.

Dio è la Vita; una vita senza di Lui non è vita, ma morte. L’uomo senza Dio è morto, e non solo l’uomo, ma anche il creato. Dio è l’alito vivente che alimenta la Vita. Dio non ha “emanato una “condanna all’uomo, ma lo ha avvertito delle conseguenze di una tale ribellione. Ma nonostante ciò, Dio Padre non ha “esitato a venire incontro all’uomo che tanto ama, lo ama a tal punto di non aver risparmiato la Vita del Suo Amato Figlio Gesù Cristo; perché se l’avrebbe risparmiata, doveva veder sacrificare la vita di un intero Pianeta.

Gesù era, ed è l’unica speranza di Salvezza per tutti e tutto. Dio Padre ha “Sacrificato Suo figlio al nostro posto. Gesù è stato il Prezzo del nostro “Riscatto dal peccato e dalla morte eterna. Dio Padre ha pensato a tutto, ha “Risolto tutto, ha caricato tutto il macigno del peccato, ogni peso e ogni condanna sul Suo Figlio. Che a sua volta se lo ha caricato su di Lui, e lo ha portato con affannosi sospiri e sofferenza su quella collina chiamata “Golgata, lì ha inchiodato tutto su quella Croce. Il “Dardo del peccato è stato “Annientato sulla Croce di Golgata.

Gesù Cristo è stato L’agnello del Sacrificio di liberazione, il prezzo del nostro “Riscatto, e di tutto ciò che era sotto il dominio del peccato. “Satana è stato una volta per sempre “sconfitto, lui non ha nessun diritto o potere di operare nel mondo; ma ha solo quel potere che gli danno coloro che sono a suo servizio, e di quelli né è pieno il Mondo.

IL REGALO PIÙ BELLO CHE SI PUÒ FARE AL MORENTE

Se tu non sapresti nuotare e ti troveresti in acque profondi, cosa desiderassi in quegli attimi fra la vita o la morte? Desiderassi un sacco di denaro, oppure oro o gioielli? Oppure supplicheresti dal profondo del cuore che qualcuno ti stendesse la sua mano e ti salvasse la vita? Cosa desidera il sofferente o il morente, in quegli attimi che la sua vita è appesa ad un filo così sottile, che si può spezzare da un momento all’altro? Penso, che il suo grido è quello di poter restare in vita, o almeno avere la certezza che la sua vita non finisce lì!

Cosa si può regalare ad un essere umano in quel momento che lotta per la vita, se non la vita stessa? Assicurare al morente la certezza che la sua vita continua dopo il decesso del suo corpo, è il regalo più prezioso che si può fare a questo essere umano. È il regalo che si desidera dal profondo del cuore. Ogni essere umano, persino il più ateista e orgoglioso che sia, sul letto di morte diventa assetato di una speranza di vita oltre la vita.

Nella maggioranza dei casi non si ha il coraggio di chiedere dell’acqua della vita, perché si sentono schiacciati dal macigno dei loro peccati e colpe. Poi c’è di mezzo il loro orgoglio, se uno ha vissuto nel suo “egoismo, come io stesso dio, è un’umiliazione davanti a gli altri in quel momento chiedere aiuto e certezza. Altri si credono che per mezzo della loro religione sono salvati, e quindi non necessitano nessun perdono di peccati e conversione con Gesù. Quindi nel maggior dei casi, il paziente diventa irrequieto, e lotta con le sue ultime forze fino alla fine.

È per questo che l’ammalato o il morente, ha bisogno di essere seguito e accompagnato in questo suo ultimo percorso di vita. È vitale dargli affetto e comprensione, fargli capire che Dio ci ama così come siamo, con tutti i nostri angoli e difetti, ed è pronto a perdonarci ogni fallo. L’importante e riconoscere davanti a lui che siamo dei peccatori, e che abbiamo bisogno del Suo perdono. In tal caso Lui è Misericordioso e pronto a perdonarci, ed accoglierci vicino a Lui nel suo Regno. La lingua che tutto il creato conosce è l’amore.

Difronte ad un tale suono rasserenante, nessuno fa resistenza, ma qui si parla dell’amore Divino, quello che ci viene versato nel cuore per Opera della Spirito Santo. Ricordiamoci di quello che Gesù ci ha lasciato detto: di visitate gli ammalati, i sofferenti e i prigionieri, e di pregare per loro e con loro. Di ungere di olio il loro capo e pregare per la loro guarigione, sia dell’anima che del corpo. È chiaro che per fare questo bisogna essere dei veri figli di Dio, non dei credenti velati di Cristo.

Ma dei figli di Dio veramente convertiti e “battezzati con la Spirito Santo per mezzo della “fede in Cristo Gesù. Pregare con i prigionieri, gli ammalati e i morenti, è il regalo più bello che si può fare a codeste anime; ma anche a sé stesso, nella speranza di rivederli nel nuovo Mondo, e intraprendere tante avventure insieme. Noi siamo chiamati a pregare per tutto e tutti, ed a operare secondo i doni dateci dal Padre.

IL PAZIENTE IN COMA COSA PERCEPISCE?

Cosa riesce a comprendere un paziente in uno stato di coma? Come possiamo comunicare con lui, come è possibile farci comprendere? Ci sono anche tanti stadi di coma, e non tutti reagiscono allo stesso modo. Ma nonostante ciò, io credo che c’è una lingua che tutti gli esseri viventi possono percepire e avvertire, è questa lingua si chiama “Amore – Agape”! Non possiamo individuare con certezza cosa riesce a sentire e capire un paziente in coma, cosa e quanto apprende e sente di quello che lo circonda.

Ma una cosa è certa, che il coma paziente sente e capisce, ed è in grado di comunicare con i movimenti che riesce a fare o dare. Quindi è importante comunicare con loro come con una persona sana, magari con toni affettuosi e umili. È anche indispensabile pregare con loro, perché loro ne sentono il bisogno come tutti gli altri sofferenti. La preghiera li rasserena e tranquillizza. Io ho avuto un’esperienza tanti anni fa con un coma paziente. Lavoravo in una casa di riposo, ed un giorno ci portarono una Signora di età avanzata, era in uno stato di coma.

Veramente era in ospedale, ma lì non la potevano più tenere, perché non cera nessuna speranza che uscisse da quello stato e guarisse. Ogni giorno c’è né prendevamo cure come tutti gli altri, ma non potevamo comunicare con lei, perché non dava segni di comunicazione. Era lì, non viveva ma vegetava, ma non riusciva neanche ad andare in pace. Il personale addetto, si chiedeva che senso avesse mantenerla in vita, e perché non riusciva a morire. Un giorno mentre ero in pausa, sono entrata da lei, mi sono avvicinata e le ho preso la mano fra le mie, accarezzandola dolcemente.

Mi sono intrattenuto un dato tempo vicino a lei e gli parlavo con voce amorevole, continuando ad accarezzargli le mani e pian piano anche il viso. Mentre tutto questo avveniva mi sono accorta che lei mi stringeva leggermente le mani, in segno che percepiva la mia presenza e sentiva la mia voce. Poi ad un certo punto gli ho chiesto se desiderava una preghiera, e di nuovo mi ha stretto leggermente la mano. Così ho incominciato a pregare la preghiera di “Conversione e perdono in Gesù, ho pregato come per me, ma rivolta a lei.

Lo affidata nelle mani del nostro Salvatore, e mentre pregavo il mio sguardo ha sfiorato il suo, e ho visto una pioggia di lagrime che gli scorrevano lungo il viso, continuando a stringermi leggermente la mano in segno di gratitudine. Mi ha fatto tanta tenerezza, infine lo accarezzata di nuovo e mi sono congedata da lei.

Il giorno dopo lei ha potuto lasciare il suo corpo sofferente in pace. Vediamo che in gran parte dei casi, dopo la preghiera muoiono in pace. La preghiera per il sofferente e il morente è un balsamo vitale e liberatorio, per potersi congedare da questo mondo e dai legami che lo legano ad esso. Seguiamo gli insegnamenti del nostro Salvatore e Maestro GESÙ CRISTO, e riceveremo la Corona della Vita a vita Eterna…

La Gloria e la preghiera appartengono al nostro amato Padre e Creatore… e solo a Lui… nel Glorioso nome di Gesù Cristo… Amen